A floodplain mind

La mia band preferita, i Misophone, ha una caratteristica: non sono famosi. Intendo che non se li fila nessuno o quasi. Tanto che posso permettermi di sentirli senza doverli condividere con i poseur che popolano la rete e pure le piazze reali. Indie-boyz attempati, rumoristi della prima e dell’ultima ora, haters della melodia, nostalgici dei bei-tempi-che-furono, giovinastri con i valori degli astratti furori completamente fuori controllo, i Misophone non fanno per voi. Perché i Misophone non aiutano la popolarità dei vostri post e non riuscirete mai a conquistare l’anima gemella millantando di conoscerne la discografia. Non acquisirete like, prestigio, rispetto. I Misophone esistono solo per essere ascoltati al riparo della nostra cameretta, lontano dagli sguardi degli estranei, già per altro ben chini sui loro schermetti a pontificare contro la deriva della società, la bieca commercializzazione che ci ottunde, le piste ciclabili che ci stanno rubando l’anima e la musica di oggi che non è più la musica di una volta.

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